martedì 16 luglio 2013

A PASSION PLAY dei Jethro Tull 40 anni tra misteri e animali


A PASSION PLAY

realizzato a marzo 1973 ai Morgan Studios di Londra

pubblicato il 6 luglio 1973
Chrysalis
Prodotto da Ian Anderson








A PASSION PLAY (APP), l'album che divide i fan dei Jethro Tull compie 40 anni. Uno dei rari dischi del gruppo la cui copertina non mostra la facciona (fotografata o artistica) di Ian Anderson. Uno dei capolavori del cosiddetto progressive e ancora oggi oggetto di esamine e dibattiti. 

Per celebrare i rigogliosi e travagliati 40 anni di questo splendido lavoro che trascende i generi abbiamo concordato con i compagni di battaglie, Jacopo Muneratti e Giampiero Frattali, non uno ma ben tre articoli dedicati. Il primo è questo che state leggendo, un altro scritto da Giampiero lo troverete sempre su questo blog e tratta de "La Storia della Lepre che perse gli Occhiali" e dei suoi significati reconditi.
Un terzo articolo, quello di Jacopo, lo potrete trovare sul suo blog e tratta di quei magnifici e un tempo considerati perduti Chateau d'Isaster tapes che sono all'origine di APP.

Nessuno di noi tre vuole avere la verità in mano ma con questo triplice sforzo vogliamo da appassionati condividere con altri appassionati, la gioia e il piacere di un disco e di un gruppo, i Jethro Tull senza il quale il sottoscritto, Jacopo e Giampiero forse non si sarebbero mai conosciuti e diventati amici. 

Questo triplice lavoro lo dedichiamo a noi tre e a tutti quelli che vorranno condividerlo.


Quando i Jethro Tull pubblicano il loro sesto album il mondo della musica rock e della contro cultura erano in una fase di transizione molto delicata.
Il 1973 è ancora pervaso degli effetti della swinging London e della spinta culturale e ideologica nata negli anni '60 e che darà i suoi più duraturi e migliori frutti proprio nella musica. Londra è ancora il centro del mondo però cominciano a sentirsi le prime crepe e avvisarsi le prime decadenze. Anche i musicisti dell'impero cominciano a trasformarsi da onesti e geniali fan della musica in rock star idolatrate e milionarie che a loro volta  influenzeranno nel bene o nel male decenni di futuri musicisti ma questa trasformazione ancora non si cristallizza in debordanti e imbarazzanti fenomeni da circo nei loro pacchiani baracconi.

Un poco dello spirito creativo e genuinamente ingenuo (perdonate il gioco di parole, voluto) dell'epoca psichedelica e un poco del nuovo approccio, più tecnico, più professionale ( volendo), più distante dalle ideologie non a scopo monetario e con piglio decisamente più industriale di organizzare le cose. 
Il meglio dei due mondi, ben miscelato, produce opere che ancora oggi sono capo saldi e punto di riferimento per le future tendenze musicali.
Il 1973 è l'anno di "The Dark Side of the Moon" dei Pink Floyd, di "Selling England by the Pound" dei Genesis, di "Lark's Toungues in Aspic" dei King Crimson, di "Space Ritual" degli Hawkwind, di "Brain Salad Surgery" di EL&P, di Mekanik Destruktiw Kommandoh" dei Magma, tanta altra bella roba e di "A Passion Play" dei Jethro Tull.

ll 1973 in termini di rapporti con il pubblico e la stampa e anche per incidenti interni fu per i Jethro Tull un anno brutto. 
Fino a quel momento non un solo album aveva fallito le classifiche e non lo farà neppure il loro disco del 1973 ma se prima solo qualche "talebano" della prima ora  si era limitato a mugugnare ad ogni nuova uscita della maggiore genuinità del lavoro precedente rispetto a quello nuovo, adesso i mugugni cominciavano ad essere preoccupantemente simili a quelli della critica giornalistica specializzata che con Ian Anderson, complice la sua eccentrica "diplomazia", non era mai stata particolarmente tenera.

A Passion Play era null'altro che la normale evoluzione (o per qualcuno,  degenerazione) di quanto era cominciato dal divorzio con Michelone. 


La presenza scenica di Ian Anderson si evolve dal solo, e apparentemente incongruo, flauto traverso dei primi album, alla prima embrionale gestualità  con l'avvento del tour di Aqualung nel 1971. Si complica e si allarga a tutto il gruppo  di scenette, coreografie, pupazzi, filmati con Thick As A Brick (TAAB) e con "A Passion Play". Più tardi si ritualizza da Songs from the Wood per molto poi, per infine parodiarsi in tempi più recenti.

Nel 1973, ancora giovani, freschi, pimpanti ma con già un certo bagaglio di esperienza che ne gestisce professionalmente il tutto, i Jethro Tull si presentano sui palchi (e nei negozi) con uno spettacolo a tutto tondo che trascende la sola, stupenda, esperienza musicale. 

Ci sono principalmente due tipi di detrattori. Quelli a  cui non piace "perché preferivano i "vecchi Tull" più blues folk e quelli a cui non piace "semplicemente" all'accostamento del precedente TAAB con il quale condivide una apparente (e tra poco vediamo perché apparente) struttura di mono pezzo lungo quanto un album e spezzato solo dal fisiologico e necessario (all'epoca) bisogno di cambiare lato, dichiarando, costoro, essere TAAB più fresco e spontaneo.
Entrambi i partiti sono comunque concordi, con un terzo partito più piccolo a cui non piace "di per se" perché è "oscuro". 

A senso non apprezzare APP perché lontano dalle origini del gruppo ? 
Eppure molti detrattori di APP di mia conoscenza non apprezzano neanche "This Was" album agli antipodi. 

This Was è un album uscito in pieno periodo "blues boom" a cavallo tra gli anni '60 e ''70 e di questo movimento di transizione tra il british blues underground e l’hard rock  ne è uno delle punte di diamante anche se per sue qualità intrinseche di originalità è in realtà anche ai margini del "blues boom". Più accostabile agli Steamhammer che a "standard" blues boom di alfieri del movimento come Jeff Beck, Saboy Brown, Ten Years After, John Mayall,  Fleetwood Mac ecc.

"A Passion Play" è un album con una formazione completamente diversa realizzato nel pieno dello stato dell'arte della "rigogliosa decadenza" del cosiddetto progressive britannico classico.

A senso confrontare due album molto diversi di due gruppi diversi che hanno in comune un solo medesimo componente e solo lo stesso nome in copertina, mantenuto per motivi di cassetta ?
Se APP non mi piacesse non lo sarebbe perché apprezzo This Was. 
Il mio apprezzamento per "This Was" non aggiunge ne toglie nulla al mio fruire di APP. 
E' sempre una questione di gusti ma i gusti vanno anche educati.
Se le mie frequentazioni musicali navigassero solo nei meravigliosi se pur ristretti ambiti di dischi come "This Was" o "Truth" del Jeff Beck Group, al primo impatto con APP o con le Lingue di Allodale crimsoniane avrei sicuramente dei problemi.


Per approcci del genere ci vuole cultura. Non in senso di nozionismo ma nel senso della consapevolezza di approccio. E per avere consapevolezza nell'approccio ci vuole tra le varie cose esperienza e l'esperienza si crea con la frequentazione e l'approfondimento.

Non ha senso accostarsi ad APP pensando di trovarci "This Was", o viceversa. Quando ascolto uno di questi due non posso pensare minimamente in termini di paragone all'altro. Apprezzo entrambi ma nessuno dei due per i motivi che trovo nell'altro.
Adoro gli spaghetti alla carbonara e adoro la crema pasticciera ma la crema pasticciera sulla carbonara no.

TAAB è più fluido e la struttura ad unica traccia risulta più scorrevole ed omogenea. APP risulta piu scomposto, più un patchwork forzato.

A parte che sulla scorrevolezza della prima metà del secondo lato di TAAB ci potremo aprire un dibattito, cosa significa "più fluido" e quindi meno scomposto ?
E se APP lo è questo sarebbe necessariamente un male ? Classici indiscussi del cosiddetto progressive come "Supper's Ready" dei Genesis e "A Plague od Lighthouse Keepers" del generatore Van der Gaaf sono evidenti composti di materiale originariamente indipendente tra loro. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi di questo.

TAAB dispone indiscutibilmente di passaggi tra i più geniali e meglio riusciti della loro discografia a unire un "brano" dall'altro. Senza questi passaggi avremo una serie di brani staccati e indipendenti. Forse su APP sono meno riusciti ma quello che conta distinguere è che APP non è un unica traccia fluida di 45 minuti divisa solo in due parti per motivi fisici del supporto in vinile ( in realtà neanche TAAB lo è). Così l'hanno fatta apparire all'origine in un epoca in cui "il famolo strano" era l'idea alla moda e nel caso di APP per scimmiottare (questo si) TAAB, considerandolo uno dei punti chiave del suo successo. 

Per andare oltre all'apparente similitudine di struttura dei due lavori basterebbe confrontare semplicemente i rispettivi "concept". TAAB a differenza di APP non racconta una storia, ma è un flusso di idee in merito alla piccolezza della società borghese e del modo di vita inglese (alla Ray Davies) molto ben riuscito grazie soprattutto agli ottimi "bridge" detti sopra che riescono a trasmettere meravigliosamente bene il senso di questo flusso di pensieri, fluido,  scorrevole ma a momenti anche incoerente, come dovrebbe essere un fluido di pensieri, esternato e non ragionato prima.

In APP abbiamo una storia. La Passione di Ronnie Pilgrim, dal suo funerale, al viaggio tra paradiso e inferno alla sua rinascita finale, che sia per motivi interni alla narrazione, sia per coerenza alla iconografia di accompagnamento al concept (il libretto teatrale che è un altro concept dentro il concept )  è divisa in macro parti (o sezioni) a loro volta divise in "brani". APP non ha bisogno che i "bridge" siano fluidi, anzi per i suddetti motivi di struttura teatrale (e che andremo ad approfondire tra poco) questi "bridge" risultano più efficaci in misura di quanto più siano in contrasto con le varie parti, quelle che raccontano sul serio la storia e la mandano avanti.

Ogni opera "artistica" deve trovare la sua forma ottimale per esprime al meglio, ossia con più efficacia, quello che vuole dire.


Macbeth perderebbe il 90% della sua efficacia se fosse pieno di sotto trame, personaggi comici e fosse più lungo. Per raccontare la tragedia di due folli e dei loro crimini e del mondo che si oscura intorno a loro serve una storia brave che vada dritta come una freccia, senza distrazioni di trame parallele, di troppe descrizioni ambientali (del tutto assenti in realtà nella "tragedia scozzese"), di troppi personaggi importanti.

L'Enrico IV°, ridotto alla sola storia di un politicante dispotico, con un figlio "hippy" e delle reazioni di malcontento suscitate nei suoi "compagni di partito", risulterebbe decisamente più noioso in luogo del capolavoro di ricchezza e varietà che è, con i suoi continui cambi di scena tra gli intrichi politici e militari e le scene di vita quotidiana comiche e goliardiche. 
Con le sue decine di personaggi, tutti diversi, tutti contrastanti, che si alternano sulla passerella della narrazione a mostrarci la ricchezza della vita.

Visto che siamo finiti a parlare di teatro diamo un'occhiata alla scaletta che si trova nel libretto del fittizio "Linwell Theatre" contenuto in una tasca dentro la copertina di "A Passion Play" cominciando così a parlare della sua struttura e dei suoi temi:



La sceneggiatura del concept si divide in 4 atti e un Intervallo.


Act 1: Ronnie Pilgrim's funeral: a winter's morning in the cemetery.






Act 2: The Memory Bank: a small but comfortable theatre with a cinema-screen (the next morning).

Interlude: The Story of the Hare Who Lost His Spectacles

Act 3: The business office of G. Oddie & Son (two days later).

Act 4: Magus Perdé's drawing room at midnight.



A sua volta ogni Atto é suddiviso in sotto sezioni:







Act 1 – Ronnie Pilgrim’s funeral – a winter’s morning in the cemetery.
I.  “Lifebeats”   (instrumental)  – 1:14
II.  “Prelude”   (instrumental)  – 2:14
III. ”The Silver Cord”  – 4:29
IV.  “Re-Assuring Tune”   (instrumental)  – 1:11
Act 2 – The Memory Bank – a small but comfortable theatre with a cinema-screen (the next morning).
V.  “Memory Bank”  – 4:20
VI.  “Best Friends”  – 1:58
VII.  “Critique Oblique”  – 4:38
VIII.  “Forest Dance #1″  (instrumental)  – 1:35″  

Interlude – The Story of the Hare Who Lost His Spectacles.
IX.  “The Story of the Hare Who Lost His Spectacles”  – 4:18  

Act 3 – The business office of G. Oddie & Son (two days later).
X.  “Forest Dance #2″  (instrumental)  – 1:12
XI.  “The Foot of Our Stairs”  – 4:18
XII.  “Overseer Overture”  – 4:00
Act 4 – Magus Perdé’s drawing room at midnight.
XIII.  “Flight from Lucifer”  – 3:58
XIV.  “10:08 to Paddington”  (instrumental)  – 1:04
XV.  “Magus Perdé”  – 3:55
XVI.  “Epilogue”  – 0:43″  


Ognuna delle 16 sotto sezioni corrisponde ad una analoga traccia in cui è suddiviso l’album nelle ultime (e migliori) versioni CD. Quella 24Gold del 1998 e quella del 2003.
Le versioni in vinile distribuite nei negozi e le prime edizioni CD presentavano 2 tracce soltanto ma nel 1973, contemporaneamente al vinile commerciale, alle emittenti radiofoniche venne distribuita una versione dell’album già suddivisa in tracce nel modo che abbiamo appena visto. La suddivisione era indicata nei credits e mancava nella versione per il pubblico. Non credo (ma sarebbe interessante darci un’occhiata) che il vinile per i DJ mostrasse nei solchi delle suddivisioni tra una “sotto sezione” e l’altra.

Oltretutto molte delle “sottosezioni/brani” specie nei primi due Atti esistevano già in versione embrionale per l’abortito album la cui lavorazione era iniziata in Francia nel 1972 e diverranno noti come i famosi e bellissimi Chateau d’Isaster Tapes, del quale troverete dotta e interessante analisi nel sito di Jacopo Muneratti, "good times bad times" (link affianco).



La terza  e ultima critica tra quelle “ufficiali” che viene fatta ad APP è che dal punto di vista del contenuto testuale e tematico sia un album “OSCURO”.

Si lo è. A Passion Play è molto “OSCURO”.
Oscuro è l’argomento del concept testuale. 


I Misteri Sacri. I Miracle Plays. La Passione di Cristo. La morte e la resurrezione. 
Oscure sono le origini medievali, anglosassoni e germaniche, di queste rappresentazioni sacre itineranti per il popolini analfabeta e del loro rapporto con la mistica del cristianesimo  delle origini pre papale.
Anderson non aiuta con un testo già di base criptico e reso ancora più ermetico da decine di riferimenti colti a cose antiche e contemporanee nascoste in una storia apparentemente semplice.

E il momento dell’intervallo comico, “La Storia della Lepre che Perse gli Occhiali”, che dovrebbe essere un momento di rilassatezza tra i 4 atti oscuri e impegnativi è ancora più oscuro e impegnativo da interpretare .. se ci si vuole per forza trovare un’interpretazione 
(l’amico Giampiero Frattali, tra il serio e il faceto ne ha tentata una di queste interpretazioni e la trovate qui).

Questo intervallo “comico” per l’economia dell’album, sia dal punto di vista musicale che tematico relativamente alla storia principale raccontata potrebbe anche essere saltato (difficile da fare se non si dispone delle ultime edizioni CD).

Quindi che bisogno c’era d'inserirlo ?

Anderson, filologicamente colto e preciso, inserisce l’intervallo comico in coerenza con i tradizionali e storici Miracle Plays medievali. Praticamente tutti gli studiosi di letteratura antica europea sono concordi che proprio con questa forma di teatro popolare sia nata l’usanza di inserire gli interventi comici che poi diverranno quasi sempre pratica comune nel teatro drammatico futuro come in quello elisabettiano. La Lepre in "A Passion Play" e Falstaff in "Enrico IV°" hanno la stessa funzione, che è quella del trickster nel mito o del giullare nella tradizione storica ... ALT ... ancora non è chiaro. Il concept dell’album racconta una rappresentazione sacra medievale ecc ecc ma era necessario essere così estremi e rigorosi ? Non è che per ascoltare il “concept” di Quadrophenia debbo andare in giro col motorino !

APP come TAAB è concept due volte. Una volta nel contenuto e una volta nella forma. 
La maggior parte dei concept album “rock” lo sono nel contenuto mentre per la forma ci si limita all’illustrazione di copertina o poco più. APP, come TAAB estendono alla forma l’esperienza fruitiva del pubblico. Un concept dentro un concept. Il secondo contiene ed espande il primo. TAAB lo fa creando in tutto e per tutto il giornale di paese che pubblica la composizione del giovane enfant prodige, APP lo fa creando un supporto, il teatro, gli attori che interpretano i personaggi, a loro volta interpretati dai musicisti della band , e strutturando l’album (l’altro supporto) secondo le sue regole. Le regole teatrali impongono che ci sia un libretto, una storia divisa in atti e che ci sia l’intervallo comico e quindi l’intervallo comico ci sta.


Si. Quadrophenia andrebbe venduto usando come “confezione” una vera e funzionante Vespa Li 150!









Prima di chiudere ci sarebbe una quarta frangia di detrattori. Quella per i quali l’album non piace semplicemente perché non gli piace la musica. Qui mi fermo.





Mi limiterò a dire che tra le tante cose di APP che apprezzo, ci sono: 

La presenza di sax soprano e sopranino. Mi piace trovarlo così massicciamente presente a scapito del flauto traverso (credo ai minimi storici per Ian Anderson). Per entrambi gli  strumenti non ho particolari interessi ma neanche particolari dispiaceri. Mi piace però che ogni tanto si cambi.

Gli arrangiamenti di APP sono interessanti e diversi dal solito ricco tappeto che troviamo negli altri dischi e che è vanto dei Jethro Tull (e grande lavoro di Palmer).  Qui più che stratificare in quantità si è preferito elaborare in qualità un numero minore di strumenti. Come si farà anche molto tempo dopo con Roots to Branches .... (fatti i necessari distinguo).  Da notare che le versioni “francesi” dei brani qui contenuti sono invece un capolavoro di compattezza e intessitura a trame fitte.

Jeffrey Hammond. 
E’ un valore aggiunto di suo. A parte "This Was" (altra era, altra situazione, altro gruppo) un brano dei JT non scritto (dichiaratamente) e non cantato (è un poco più difficile nasconderlo) da Anderson è più che raro. E’ unico. Diamo un senso ai tre brani che Anderson gli ha dedicato in tre album.

Martin Barre. 
Qui, in APP sembra schiacciato tra Evan e Barlow ma quando c’è si sente e come e comunque provate a immaginare la musica senza la sua chitarra e cominciate a contare i buchi.

John Evan.
Per la prima volta che si farà uso di sintetizzatori. Uno strumento sempre a margine e sempre controverso nei Jethro Tull ma Evan al piano è una delizia.

Berrie Barlow. 
Comincia la maturazione del vecchio compagno di giochi. Barlow non fa rimpiangere Clive Bunker. Bunker non fa rimpiangere Barlow. Quel “more” aggiunto da Anderson comincia ad avere i suoi perché.



La voce (di Anderson), mai studiata, allenata, protetta, qui è a livelli superati forse solo da Warchild

.. ma quanto gli costerà caro 10 anni dopo !






Se poi, giunti alla fine di questo lungo e forse eccessivo discorso, troverete di non condividere le mi idee e continuerete a non apprezzare "A Passion Play" .. beh ... me ne farò una ragione  ..... tanto il mio disco preferito in assoluta dei Jethro Tull è Minstrel in The Gallery.

Donald McHeyre


























7 commenti:

  1. Molto interessante, ho letto con piacere tutti e tre gli articoli (quello di Giampiero l'avevo già letto sul forum). A Passion Play rimane uno dei miei album preferiti, dei JT e in generale. Io prevalentemente lo giudico dal punto di vista musicale, ma è evidente la complessità delle liriche molto satiriche e irriverenti. Da un lato penso che sarebbe stato molto interessante vedere cosa sarebbe venuto fuori dalle session dello Chateau completate ma dall'altro forse è proprio la fretta di dover finire APP che lo ha reso così "oscuro" e particolare. Leggendo l'articolo di Muneratti sono rimasto incuriosito dall'imminente remaster dello Chateau di cui già avevo sentito ma che credevo essere solo un processo commerciale al pari dei remaster di This Was o Stand Up che non presentano alcun pezzo realmente inedito. La possibile presenza di Sailor (che non ho mai ascoltato) e di Skating away (interessante vedere come questa si fonderà al resto del materiale) mi incuriosisce molto.

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  2. Ti ringrazio per i commenti a nome di tutti e tre.
    Più che altro siamo tutti curiosi di vedere come sistemeranno la scaletta nella versione "wilson" di Chateau d'Isaster. Dovremo avere un poco di pazienza perché uscirà a fine 2013. Forse inizio 2014.

    E' dal 1993, quando è uscito Nightcap, che stiamo tutti giocando a "componi il tuo album" con quel materiale accorpato nel CD1. Visto che Ian Anderson ha rivalutato parecchio la qualità di quel materiale questa volta ci auspichiamo abbia dedicato un poco di tempo a ricordarsi come lo volesse organizzare all'epoca.

    Skating e Sailor si incastrano molto bene tra Audition e No Rehearsal anche se si sente che il lavoro di produzione non era completato. Ufficializzare (e ripulire) la splendida Sailor non può che essere una buona cosa.

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  3. Già, anche io sono molto curioso in proposito. Io in effetti per questo 2013 speravo in un tributo, oltre che a TAAB anche ad APP con l'aiuto del cantante/attore O'Donnel magari enfatizzandone l'aspetto teatrale. però forse con una risistemazione del materiale di Nightcap ci sono ancora delle speranze, in fondo forse Ian dovrà ulteriormente aggiungere parti di flauto (ovviamente non di voce a meno che non assold Paul Forrest ma sarebbe comunque osceno).

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  4. Considera che Anderson aveva detto non molto tempo fa che non avrebbe MAI e poi MAI dato un seguito a TAAB. Quindi, MAI dire MAI. O' Donnel è simpatico e "distinto" nella parte di maggiordomo di palco ma non è un vero cantante. la vedo difficile rifare APP. E poi scusa perché mi devi massacrare APP suonata dall'autista, il giardiniere e il fattorino ?

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  5. Concordo, ma essendo O' Donnel proprio un attore e dato che APP presenta questo "concept dentro il concept" del teatro, ce lo vedrei, sicuramente è ben più difficle da cantare rispetto a TAAB, ma sarebbe sempre meglio che cantato da Ian che già al "Do you still see me even here" avrebbe trucidato APP. Concordo anche sulle "relative" capacità tecniche della band. Vabbè vorrà dire che attenderemo questo prossimo album di Prog Folk Metal :p

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  6. Alcuni anni fa, credo almeno quattro, mi presentai sul forum dei JT (Mc, c'eri anche tu a salutarmi) scrivendo che ero uno di quelli che preferiva APP a TAAB. Non si trattava certo di una forzatura! Mi complimento per questo bellissimo articolo e per il blog, a presto.

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  7. Ti chiedo scusa. Mi sono accorto solo adesso del tuo commento. Grazie.
    Fa piacere rincontrare qualche compagno del forum.

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